I cambiamenti normativi degli ultimi anni, così come il progresso scientifico, hanno dato una svolta all’approccio alla coltivazione della cannabis da parte di growers amatoriali che, ogni giorno, acquistano sul web semi di varie tipologie.
Dato che la coltivazione della cannabis può rivelarsi complessa e richiedere mezzi che non tutti hanno a disposizione, è in aumento il numero di persone che, dopo essersi informate su cosa caratterizza i semi autofiorenti, scelgono di acquistarli attratte sia dalla rapidità di crescita, sia dalla semplicità nella gestione di aspetti come l’illuminazione.
In merito a quest’ultimo aspetto, è doveroso aprire una parentesi. L’illuminazione delle piante di cannabis preoccupa spesso i coltivatori alle prime armi, per motivi che vanno dalla spesa iniziale, allo spazio, fino al tempo necessario a tarare le varie lampadine.
La situazione, nel momento in cui si punta sui semi autofiorenti, è decisamente più semplice rispetto a quella che si sperimenta con altre tipologie di sementi.
Vediamo meglio i dettagli nelle prossime righe.
Illuminazione della cannabis autofiorente: ecco cosa sapere
Come forse già sai, la caratteristica principale dei semi di cannabis autofiorenti, ibridi ottenuti partendo dalla cannabis ruderalis, una varietà originaria di una zona del mondo dal clima gelido, ossia la Siberia, riguarda la fioritura rapida, legata all’età e non ai cicli di luce.
Nonostante ciò, l’illuminazione adeguata non deve essere trascurata e permette di avere più chance di ottenere un raccolto soddisfacente. Sono diversi i cicli di luce a cui si può fare riferimento. Continua a leggere per scoprire i principali, con tutti i pro e contro.
Ciclo di illuminazione 18/6
Il ciclo di illuminazione 18/6 prevede l’esposizione dei germogli a 16 ore di luce. Le altre 6, invece, sono all’insegna del buio. I coltivatori che lo apprezzano e lo consigliano basano la loro opinione su due aspetti.
Il primo è la fase vegetativa breve delle piante di cannabis autofiorente. Il secondo, invece, riguarda le loro dimensioni, più contenute rispetto a quelle tipiche delle varietà fotoperiodiche (la cui crescita è vincolata non all’età, ma alla variazione dei cicli di luce di stagione in stagione).
Vantaggioso anche sul fronte del risparmio in bolletta, questo ciclo di illuminazione permette di apprezzare piante robuste e sane.
Come accennato nei paragrafi precedenti, la cannabis autofiorente non disdegna certo la luce. Semplicemente, a differenza di quanto accade con le varietà fotoperiodiche, la crescita delle piantine e la fioritura non è vincolata all’illuminazione.
Ciclo di illuminazione di 24 ore
Come in tutti i casi, anche in quello della gestione dell’illuminazione della cannabis autofiorente ci sono diverse scuole di persone. Una di queste riguarda l’esposizione della propria coltivazione a 24 ore di luce. Chi segue questa strada si appella al fatto che, con un’esposizione ininterrotta nel corso della giornata, si aumentano le probabilità di una crescita vegetativa ottimale.
Per dovere di precisione, è bene sottolineare che, accanto ai fautori di questo schema, ci sono anch numerosi detrattori. Questi ultimi criticano lo schema di illuminazione della durata di 24 ore perché ritengono necessario dare ai germogli e alle piantine una parentesi di recupero nel corso della giornata.
Un contro certo, che va al di là dei risultati di coltivazione, è legato all’importante dispendio economico.
Schema 12/12
Anche il ciclo 12/12, seppur non esente da critiche, è spesso chiamato in causa quando si tratta di scegliere lo schema di illuminazione per le piante autofiorenti di cannabis. Sono diversi i motivi per cui vale la pena adottare questo schema, che prevede un’esposizione alla luce di gran lunga inferiore rispetto a quella degli altri descritti. Vediamoli assieme:
- Necessità di non eccedere con il calore: i coltivatori che vivono in zone dove il clima è particolarmente caldo, in alcuni casi ritengono opportuno lo spegnimento delle luci durante la giornata, così da evitare di eccedere con il calore nella growroom. Ecco che interviene la possibilità di ricorrere al ciclo 12/12, uno schema di illuminazione che, alla sua parte, ha senza dubbio il fatto di minimizzare i rischi di stress termico per le piante.
- Coltivazione parallela di cannabis autofiorente e fotoperiodica: i growers che amano sperimentare, forti spesso dell’esperienza ampia, scelgono di coltivare parallelamente cannabis autofiorente e semi fotoperiodici. In questo caso, lo schema 12/12 costituisce un ottimo compromesso.
- Ottimizzazione del budget: lo schema di illuminazione 12/12 è, rispetto agli altri descritti, la soluzione migliore se si ha la necessità o l’intenzione di ottimizzare le spese della bolletta elettrica.
Quale spettro luminoso scegliere?
La scelta dello spettro luminoso, seppur meno vincolante rispetto alle fotoperiodiche, ha comunque il suo perché quando si parla di cannabis autofiorente.
Anzi, si può addirittura parlare di grande importanza: essendo il ciclo di vita delle piante estremamente breve, è cruciale ottimizzare al massimo la qualità dei corpi illuminanti.
Le opzioni che si possono prendere in considerazione quando si parla di spettro sono diverse. Ecco le opzioni con le loro caratteristiche.
- Lampadine con luce blu: opzione ottimale per stimolare e ottimizzare la crescita vegetativa, è l’ideale nei casi in cui si punta a far crescere piante non troppo alte (obiettivo normale quando si allestiscono gli spazi per la coltivazione in casa).
- Lampadine con luce rossa: in questo caso, parliamo dello spettro cromatico ideale per la fase di fioritura e per stimolare la produzione di cime. Rispetto allo spettro cromatico descritto nel punto precedente, comporta un blando allungamento delle piantine. Il risultato? Infiorescenze di dimensioni più grandi e, soprattutto, meravigliosamente compatte.
Concludiamo rammentando che, al di là della scelta dello schema di illuminazione, per avere risultati soddisfacenti con la cannabis autofiorente è cruciale mettere subito le piante nel vaso definitivo (questa varietà mal sopporta i trapianti).